Dietro i social media si nasconde spesso un equivoco: sono mezzi che sembrano apparentemente molto facili da utilizzare, ma è solo quando li si comincia a sperimentare sul serio e per lavoro che ci si rende conto che sono molto più difficili di quanto inizialmente pensato.
Le difficoltà sui social e in generale nella comunicazione online dei freelance e liberi professionisti viene verbalizzata con queste domande:
- cosa dico online?
- non lo stanno già dicendo tutti?
- interessa davvero?
- perché quando pubblico non succede “nulla”?
- perché la mia comunicazione non funziona?
Che ci vuole a comunicare?
In questa intervista Eleonora Conti – che si occupa di comunicazione (non solo online, ma nell’accezione più ampia del termine) – porta alla luce il fatto che comunicare richiede un lavoro di indagine.
Su di se, per capire che taglio dare ai propri contenuti e ai propri messaggi e per capire come è la nostra voce e cosa ci distingue.
E sul destinatario della nostra comunicazione: chi è, cosa cerca, cosa sente, cosa ci mette in connessione.
A complicare il tutto c’è il fatto che i freelance non sono dei content creator puri: la loro comunicazione non è finalizzata alla divulgazione o alla crescita di un pubblico unito da un tema-connettore. Il fine ultimo della comunicazione dei liberi professionisti e delle micro imprese è in buona sostanza “vendere i propri servizi o prodotti digitali”.
La loro comunicazione parte quindi già carica di una grossa aspettativa fin dall’inizio.
Eppure vendere è solo l’ultimo tassello di una relazione, spesso molto lunga.
Ogni canale può aiutare il fine ultimo della vendita, ma solo se lo inseriamo in un percorso di relazione preciso che vogliamo costruire tra noi e il nostro potenziale cliente.
E no, non è né semplice, né veloce, né istintivo, né economico.
È, come tante altre cose che implicano fatica e crescita, un investimento.
Come scegliere i canali in cui esserci?
La prima scelta che si trova a fare chi comunica online, è quella relativa ai canali da presidiare. La risposta dipende da diversi fattori, riassumibili in questi 3 punti:
- si scelgono i canali in cui si trova il nostro interlocutore. Se il tuo potenziale cliente è lì, ha senso esserci.
- si scelgono i canali in base alla loro funzione. Per esempio, ha molto senso utilizzare i social media come luoghi di incontro del potenziale cliente e la mailing list o dei gruppi di messaggistica come luoghi di approfondimento della relazione
- si scelgono i canali in base alle nostre risorse di tempo e budget e se li dobbiamo gestire in prima persona in base alle nostre competenze.
Proprio perché la maggior parte dei liberi professionisti e delle micro aziende ha la necessità di esporsi personalmente e metterci la faccia, l’ultimo punto è molto rilevante. Scegliere canali estremamente distanti da noi, sapendo che dovremo gestirli e passarci ore e ore della nostra vita lavorativa, non è una scelta sostenibile nel lungo periodo.
In definitiva, gli strumenti sono al servizio delle persone e mai il contrario.
Come decidere cosa dire?
La risposta a questa domanda la contiene un documento che si chiama piano editoriale e che in maniera più o meno abbozzata, dovrebbe avere chiunque comunichi.
Questo documento ha la funzione di restringere il campo tra le infinite cose di cui potremmo parlare: seleziona, sceglie, elimina e ti lascia con una serie di pilastri che altro non sono che le linee che guidano la tua comunicazione.
Possono avere la forma di rubriche, categorie, pillars: quel che conta è che tu sappia che funzione ha ogni contenuto che pubblichi e cosa deve accadere dopo la sua uscita.
La funzione dei tuoi contenuti può essere:
- farti conoscere da chi non aveva idea della tua esistenza
- far fare un passo nella relazione tra te e chi ti legge e rendere più chiaro chi sei, cosa fai e perché sei autorizzato a farlo.
- sbloccare un pezzo della consapevolezza, attivare riflessioni utili a chi ti segue, anche su temi per te spesso per te ovvi
- offrire connessione in termini di valori, ispirazioni, emozioni comuni
- condurre, in ultima istanza, a conoscere la tua offerta.
Se i tuoi contenuti non trovano collocazione tra queste funzioni, è importante che perlomeno, come ricorda Eleonora nell’intervista, la tua comunicazione ti rappresenti e nel vederla tu senta che ci sei tu e che quel che hai portato alla luce ti racconta e ti rappresenta.